sabato 20 aprile 2013

Un educatore, un poeta, un profeta, un amico…


(Articolo preso da www.paxchristi.it )
Vent’anni fa, il 20 aprile 1993, attraversava il suo giorno pasquale Tonino Bello, vescovo di Molfetta (dal 1985 presidente di Pax Christi). In questo periodo mi capita spesso di parlare di lui con Salvatore Leopizzi o altri partendo da Tonino Bello maestro di nonviolenza, libro a lui dedicato “con tutto l’amore di Pax Chrisi Italia” Ringrazio tutti gli amici e le amiche che mi hanno portato a lui, in primo luogo, Luigi Bettazzi, Claudio Ragaini, Giovanni Mazzillo,Tonio Dell’Olio, Gianni Novello, Giuliana Bonino, tutti i pugliesi e molti veneti. Ringrazio chi, come “Mosaico di pace”, “la meridiana”, “Luce e vita”, le ed. San Paolo, Paoline, Insieme e Messaggero, è da anni un pulsante cantiere toniniano.
Vorrei concentrarmi brevemente su un ricordo più intimo. Ciò che di lui leggo e medito mi arriva sempre col profumo della novità, col sapore della bontà, con l’odore del suo mare, con lo sguardo di tanti testimoni di pace a partire da Giovanni XXIII, di cui stiamo celebrando il 50° della “Pacem in terris”. Sento di vivere con lui un’amicizia spirituale che mi fa crescere, respirare ed espandere. Lo “vedo” operare dentro l’azione per il disarmo, il bene comune, la costruzione della famiglia umana, la vita ecclesiale, Pax Christi.
Per don Tonino “la nonviolenza è una cultura ancora debole” ma “la pace è un’arte che si impara”: un itinerario formativo permanente che riguarda la ricerca della felicità attraverso la “convivialità delle differenze” che affonda le sue radici nel mistero trinitario: uguaglianza, differenza, relazione. Per questo siamo tutti uguali, tutti differenti, tutti in relazione. E ognuno può fare qualcosa. Questo forse ci manca: camminare insieme!; risvegliare la fresca fiducia nella possibilità di cambiare; sentire la pace non solo come dovere ma come piacere di vivere assieme come membri della famiglia umana; praticarla non solo come lotta tenace, a volte troppo allarmata, ma come movimento di amicizia liberatrice, come impegno alimentato dalla sapienza del sorriso. Ce lo insegna il disegno di un bambino di Molfetta che lo immaginava in piedi su una barca a vela, in una mano la croce e nell’altra la fisarmonica. Quasi l’icona della sua passione nell’annunciare Cristo “nostra pace”, pronto a “mutare il lamento in danza” (Sal 29). 
Splendida la sua preghiera del 1982 (“La lampara”) da cui emerge una vita di fede (“la forza di osare di più, la gioia di prendere il largo”), di speranza (“spalancare la finestra del futuro, progettando insieme”) e di carità (“per chi ha fame e non ha pane e per chi ha pane e non ha fame”) che potrebbe costituire il manifesto sia del nostro itinerario associativo che del cammino ecclesiale.
Sento molto stimolante la coincidenza tra l’elezione di papa Francesco e la memoria di don Tonino. Tra i due sono molte le vicinanze tematiche: una “Chiesa del grembiule” per la lavanda dei piedi; una comunità accogliente ma pronta a “uscire da sè”; la custodia del creato e della bellezza; la pace come dono e impegno; la spiritualità della gioia; la sobrietà e la gratuità; la tenerezza e la profezia. Don Tonino ci manca. Ma la sua assenza non può bruciare se alimentiamo il suo fuoco, il roveto ardente della pace. Sono convinto che non sia solo in mezzo a noi, ma davanti. E che ci stia venendo incontro incontro per osare assieme.Compagno di strada se ci mettiamo in marcia. Beati non perché pensiamo di essere arrivati ma perché stiamo partendo e camminando.
Un fraterno abbraccio. Sergio Paronetto

lunedì 8 aprile 2013

I giovani talenti fuggono all'estero (30%)

C’è un pezzo d’Italia all’estero. Che cresce. Che lavora. Che produce. O semplicemente che tenta di realizzare i propri sogni e mettere a frutto le proprie competenze. Un flusso di persone, di giovani soprattutto, che silenziosamente lascia il nostro Paese. Quell’Italia che non riesce a dare certezze e prospettive, non investe nelle sue migliori risorse, spegnendo la fiducia e la speranza delle nuove generazioni. Così, in tempo di crisi, mentre è inarrestabile lo svuotamento di capitale umano dal Mezzogiorno, si registra un boom dell’emigrazione degli under 40 dall’Italia all’estero. Lo scorso anno, il fenomeno ha avuto un’accelerazione impressionante: gli espatri di giovani fra i 20 e i 40 anni, secondo i più recenti dati dell’Anagrafe della popolazione Italiana residente all’estero (Aire), sono passati dai 27.616 del 2011 ai 35.435 del 2012, alimentando la cosiddetta “fuga” dei talenti (o dei cervelli) dalla Penisola. Un dato che costituisce il 44,8% del flusso totale di espatrio. Lo scorso anno l’emigrazione in generale dalla Penisola ha fatto registrare un +30,1%, passando dai 60.635 emigranti del 2011 ai 78.941 del 2012. A partire sono più gli uomini (57%) delle donne (43%). A livello territoriale è la Lombardia a rivelarsi la regione che maggiormente alimenta l’emigrazione dall’Italia: ben 13.156 lombardi hanno trasferito la propria residenza all’estero nel 2012, davanti ai veneti (7.456), ai siciliani (7.003), ai piemontesi (6.134), ai laziali (5.952). Segno che questa nuova ondata di emigrazione contemporanea non riguarda più solo il Sud. Ma dove vanno gli italiani? Il continente preferito dai 20- 40enni italiani come destinazione di approdo resta l’Europa, che nel 2012 ha assorbito il 69,2% del flusso di espatri degli under 40 (24.530 emigrati). Nello specifico, la Germania si conferma la nazione più attrattiva nei confronti dei giovani italiani tra i 20 e i 40 anni: nel 2012 l’hanno scelta in 5.137. Ed è qui, a Berlino per esempio, che trovano sfogo molte idee e progetti di talenti italiani che riescono a fare impresa senza ostacoli. Al secondo posto la Gran Bretagna (4688), seguita dalla Svizzera (4103). Fuori dall’Europa, la meta più ambita sono gli Usa, scelti da 2192 giovani italiani ma vanno forte anche Argentina (2.058) e Brasile (1.768). Negli ultimi 23 anni, sono 2.320.645 gli italiani complessivamente espatriati dal Paese, 595.586 dei quali appartenenti alla fascia 20-40 anni. Il dato non ha mai smesso di crescere dal 2006, quando il loro numero superava di poco i due milioni. L’incremento degli espatri nel 2012 (+30,1%) rappresenta un vero e proprio boom, mai verificatosi nei precedenti sei anni. Gli italiani complessivamente residenti all’estero al 31 dicembre 2012 ammontavano così a 4.341.156, in crescita di 132.179 unità rispetto all’anno precedente. Un’altra Italia. Fuori dall’Italia. 
(Giuseppe Matarazzo – Avvenire)

sabato 6 aprile 2013

L'agenzia Adnkronos dice no alla parola "clandestino"

Roma - Raccogliendo la sollecitazione di Carta di Roma e la storica battaglia condotta dalla Presidente Laura Boldrini, l'agenzia di stampa AdnKronos annuncia che i suoi lanci non conterranno più la parola “clandestino” riferita alle persone immigrate. Per il Direttore dell’agenzia Marra “l'uso di un linguaggio corretto è sempre importante e ancora di più quando si tratta di fenomeni come l'immigrazione, su cui è facile alimentare paura, xenofobia e razzismo”.

da "Migrantes"